l’ERBORISTERIA

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L’arte di raccogliere, preparare e dispensare piante medicinali e aromatiche.

PIANTA MEDICINALE

E’ una pianta che possiede un’attività terapeutica provata.
Le piante utilizzate a scopo medicinale vengono anche dette
piante officinali.
Parte impiegata: quella parte della pianta che viene raccolta e
utilizzata direttamente o trattata, per estrarre i principi attivi in
essa contenuti.
Da una pianta possiamo raccogliere diverse parti (radici, sommità
fiorite, corteccia…) che costituiranno le diverse droghe.
Le sostanze che conferiscono ad una droga delle proprietà terapeutiche
sono chiamate principi attivi.

LA DROGA
Il termine droga deriva dall’olandese “droog” che vuol dire
secco. Il termine identificava i vegetali secchi e le spezie che provenivano
dalle Indie olandesi.
La droga è un materiale vegetale conservato allo stato secco per
uso terapeutico. E’ costituita da quella parte della pianta utilizzata
in farmacia o in erboristeria per estrarre i principi attivi
(p.a.) in essa contenuti. Ovviamente è opportuno non confondere                                                                  il termine droga usato in campo erboristico con quello di uso
più comune che indica le sostanze stupefacenti.

Fonti di droghe vegetali e di p.a.:
• Pianta spontanea
• Pianta coltivata
• Tecniche biotecnologiche
Alcune piante sono coltivate al fine di estrarre da queste, importanti
principi attivi che vengono trasformati e messi in commercio
dalle ditte farmaceutiche sotto forma di farmaci. Queste
piante sono di straordinaria importanza in medicina, ma sono
relativamente poche come numero di specie, e sono quasi sempre
molto velenose. Ad esempio nel papavero da oppio sono
presenti una trentina di alcaloidi di cui il più noto è la morfina,
un potente antidolorifico.

Non tutti sanno che anche i farmaci tradizionali, venduti in farmacia,
spesso derivano da droghe vegetali. Alcuni farmaci sono
prodotti estraendo direttamente dalle piante i principi attivi,
come ad esempio la morfina, che viene “isolata” dalla pianta che
la produce cioè il papavero. Questo avviene quando per l’azienda
è più conveniente a livello economico coltivare direttamente
la pianta, rispetto a sintetizzare in laboratorio la molecola del
principio attivo di interesse.
Spesso vengono scoperti nuovi principi attivi, in piante che
ancora non erano state studiate.
Viene studiata la struttura chimica della molecola vegetale, per poi
poterla risintetizzare in laboratorio a costi minori e poter
così produrre il farmaco su larga scala.
Passiamo ora ad un esempio pratico.
L’acido salicilico è presente nella corteccia del salice bianco, questo
principio attivo è utile per contrastare stati febbrili ed influenzali.

Per curare un disturbo di questo genere potremmo ad esempio
fare un decotto della corteccia del Salice, oppure prendere delle
gocce d’estratto alcolico della corteccia stessa. Allo stesso modo
potremmo assumere un’Aspirina, che contiene acido acetil-salicilico
che come molecola, è chimicamente quasi uguale alla sua
“sorella” di origine vegetale. La molecola sintetizzata in laboratorio
ha subito solo una lieve modifica, rispetto a quella vegetale,
per renderla più assimilabile dall’organismo. Aquesto punto,
la domanda sorge spontanea… E’ più efficace l’estratto di Salice
o il farmaco da banco contenente acido acetil-salicilico? E’ difficile
stabilirlo, le opinioni in merito sono molto discordanti.
Certo è che assumendo la compressa acquistata in farmacia si
ingerisce solo il principio attivo e l’eccipiente utilizzato per far
volume all’interno della compressa. Al contrario all’interno dell’estratto
di salice bianco non troviamo solo l’acido salicilico, ma
centinaia di altre sostanze, molte delle quali, possiedono
anch’esse, proprietà terapeutiche. Alcune di queste sostanze
potrebbero facilitare l’assorbimento dell’acido salicilico, mentre
altre potrebbero ostacolarlo. L’insieme di tutte queste sostanze
si chiama fitocomplesso. E’ intuitivo capire quale differenza ci
sia tra assumere un solo principio attivo o un fitocomplesso. Da
una parte si assume lo “sterile” principio attivo, dall’altra si
assume una “sinfonia” di principi attivi, magari non tutti utili
alla persona in quello specifico momento. Da una parte ci si fida
della scienza, dall’altra ci si fida della pianta. La scelta non è poi
così drastica, infatti sulle piante di interesse erboristico maggiormente
conosciute sono stati fatti numerosi studi che ne
descrivono l’azione e ne assicurano la sicurezza di assunzione.
Il nostro studio è incentrato sulle piante officinali. Ogni paese
possiede un elenco di piante medicinali riportato nella
Farmacopea Ufficiale (F.U.), nella quale sono contenute le specie
di cui è consentito l’uso nelle preparazioni farmaceutiche ed
erboristiche.

5 Risposte a “l’ERBORISTERIA”

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